Expert talk con Paolo Dalla Tor: Dal prodotto fisico ad un ecosistema digitale

Uscire dal recinto: il vantaggio dell'innovazione

Sara Strizzolo
19 Novembre 2025
Nel mondo del business c'è chi compete restando all'interno di un "recinto", e chi, innovando, decide di uscirne per primo.
L'ospite di oggi, Paolo Dalla Tor, R&D manager di Icematic, ci spiega come un'azienda leader in un settore tradizionale, come quello delle macchine per il ghiaccio, abbia guidato una trasformazione radicale: dal semplice prodotto fisico a un ecosistema digitale completo, basato su app, cloud e IoT.
Buongiorno, io sono Daniele delle Case e questo è Expert Talk, il podcast di Things 5 che parla di tecnologia e prodotti intelligenti con gli esperti del settore. Oggi con noi c'è Paolo Dalla Tor, R&D manager di Icematic. Ciao Paolo, come stai?
Bene, benvenuti in Castelmac.
Paolo, so che la tua carriera è una carriera molto lunga durata oltre 30 anni. Vorrei capire bene qual è il tuo ruolo attuale e quali sono le sfide che affronti quotidianamente nel tuo ruolo.
Io sono direttore tecnico del settore ghiaccio in Castelmac, che produce e progetta macchina ghiaccio da più di 50 anni.
Negli ultimi 5 anni ci sono stati veramente cambiamenti importanti perché oltre l'impatto dell'adozione di gas ecologici che hanno rivisto completamente le gamme abbiamo fatto una scelta sulla parte elettronica/informatica di adottare il cloud.
Questo ha cambiato in profondità il funzionamento delle macchine e ha aggiunto delle nuove opportunità per le macchine del ghiaccio. Attualmente i tempi di sviluppo della parte elettronica/informatica rispetto al passato sono aumentati notevolmente, in alcuni casi arrivano al 50% del tempo totale di progetto.
Nella tua esperienza quasi trentennale ho notato che sei partito dalla docenza. Vorrei capire come nel tuo lavoro quotidiano questo tipo di esperienza ti aiuta nello svolgere il ruolo di manager, di direttore della ricerca e sviluppo.
È stato un periodo non molto lungo, ma è stato molto intenso. Quello che mi
è restato di quell'esperienza era la curiosità dei ragazzi di capire le cose nuove nel mondo. Adesso pur avendo una certa età, insomma, a me è rimasta la stessa curiosità e attenzione ai cambiamenti che vi sono nel nostro settore HoReCa. Quindi, quando terminiamo un progetto non ci riteniamo soddisfatti, cerchiamo già di pensare a cosa fare di nuovo e alle sfide successive, anche perché ormai le idee non mancano. Questa curiosità dimostrata dai ragazzi mi è rimasta dentro, insomma.
Invece portando un po' questa esperienza al ruolo attuale anche di formatore nei confronti del tuo team, come mantieni aggiornate queste competenze e come aggiorni il tuo team al fine di restare competitivo in un mondo che sta evolvendo così velocemente.
Diciamo che su temi specifici vengono fatti anche dei corsi di aggiornamento, però la mia esperienza mi porta a dire che la scelta vincente è scegliere dei fornitori giusti, importanti e vincenti nelle loro attività e lavoro. Questo permette anche per osmosi di trasmettere, tutte quelle esperienze che riguardano certe aree della tecnologia.
Diciamo che poi chiaramente è importante che se qualcuno possiede queste conoscenze le faccia circolare all'interno dell'azienda. Questo è il nostro obiettivo primario, cioè distribuire le conoscenze che si acquisiscono nel tempo.
Invece raccontami un po' com'è cambiato e com'è voluto il ruolo della ricerca e sviluppo dagli anni 90 ad oggi?
Come anticipavo prima, quando ho iniziato negli anni 90, pur essendo ingegnere elettronico, avevo a che fare più che altro con soluzioni meccaniche ed elettromeccaniche nei produttori di ghiaccio. Pian piano c'è stata un'evoluzione, sono cominciate ad apparire le prime schede elettroniche con un software abbastanza semplice, alle volte senza interfaccia comunque e i tempi di sviluppo, di questa parte della progettazione erano veramente ridotti, era un 10-20% del tempo totale.
Ora le nostre apparecchiature vengono molte volte accostate alle soluzioni domestiche che hanno un'elettronica avanzata, interfacce a colori touch, connessione cloud. Mentre il domestico può fare grossi investimenti perché ha enormi volumi, nel nostro caso ci viene chiesto di fare la stessa cosa, quindi avere le stesse sfide tecnologiche. Noi abbiamo accettato queste sfide, anche se chiaramente pesa di più perché non abbiamo il mercato del domestico e stiamo introducendo analoghe soluzioni nelle nostre apparecchiature.
Sappiamo che ad oggi il prodotto non è più solo un prodotto fisico, ma è diventato un vero proprio ecosistema digitale. Come è cambiato l'approccio nel tuo team riguardo la gestione dei progetti?
La parte software comincia a coprire una fetta importante della pianificazione e quindi per progetti che sono sempre più complessi bisogna fare una valutazione a monte dei tempi necessari. Sbagliare sui tempi vuol dire non entrare nel mercato nei tempi giusti. Quindi la difficoltà alle volte non è tanto progettare la parte meccanica della macchina, ma proprio avere un'idea di quanto tempo servirà per sviluppare un’app piuttosto che una soluzione software e fare le opportune verifiche.
Se dovessi dare una percentuale di quello che è il budget che viene ad oggi investito sulla parte componente fisica e sulla parte software, come divideresti questo budget e soprattutto come prevedi che evolva questo rapporto nei prossimi anni?
Noi 2-3 anni fa abbiamo fatto la scelta nel ghiaccio di unificare la soluzione elettronica in un'unica scheda. Questo ci ha permesso di avere soluzioni orizzontali per tutte le gamme del ghiaccio. Se avessimo avuto una scheda per ogni gamma del ghiaccio, avremmo avuto dei degli oneri e dei costi veramente elevati di sviluppo. Questo ci ha un po' salvato, ma in ogni caso ormai il costo del budget relativo all'elettronica e al software è intorno al 30-40%.
L'unificazione delle soluzioni che vanno a vantaggio anche dei clienti finali ci ha permesso di contenere questo costo.
Quali sono le principali sfide che hai dovuto affrontare appunto nell'integrazione tra hardware e software nel percorso di un prodotto digitale come un fabbricatore di ghiaccio?
Sì, come detto, avevamo sei gamme di prodotti, ognuno con una scheda elettronica diversa. Era arrivato il momento di rivedere l'elettronica e ci siamo posti la domanda se dovevamo fare una nuova elettronica o dovevamo fare un sistema. Un sistema prevedeva un'elettronica che comunicava con un’app che comunicava con cloud.
Lì è stato facile arrivare alla conclusione che più semplificavamo l'elettronica, riducendo il numero di codici necessari, più questo sistema che si creava sarebbe stato più efficace, più virtuoso. Quindi è stato uno sforzo notevole perché i tempi di sviluppo di sei software comunque nuovi sono importanti, però i vantaggi che adesso abbiamo sono talmente tanti che confermiamo che è stata una scelta giusta.
Vorrei ragionare un po' su quello che è il tempo di vita di un prodotto, no? Sappiamo che un prodotto come il vostro può restare operativo per almeno 10 anni. Come gestisci quella che è l'obsolescenza di prodotto del digitale rispetto al prodotto fisico?
Sappiamo che il prodotto digitale ha un'evoluzione molto più rapida rispetto a quella del fisico.
In passato avevamo la scheda elettronica con un software interno. Raramente si poteva aggiornare anche perché normalmente la macchina veniva comandata tramite l'accensione di un tasto e c'erano pochissime funzioni.
Con la nuova scheda abbiamo introdotto un'app. Questa app ha molte funzioni che prima un produttore di ghiaccio non poteva avere. Quindi di fatto la macchina ha la scheda elettronica e l'app comanda il produttore di ghiaccio. In questo modo tutte le evoluzioni che ci saranno nella app ringiovaniscono la macchina. Cioè una macchina anche di 3 anni fa, se utilizzerà l'aggiornamento dell'app del prossimo anno, avrà delle funzioni che non aveva quando è stata venduta. Questo permette al cliente di avere sempre una macchina aggiornata con funzioni aggiornate e che non invecchia o invecchia chiaramente a livello meccanico. Quindi anche questo è un dato vincente perché il cliente avrà una macchina che si rivaluterà nel tempo perché avrà funzioni sempre più importanti e che potrà utilizzare.
Questi sviluppi vengono gestiti internamente o vengono anche delegati all'esterno, e soprattutto, quali sono le principali sfide nel lavorare con team esterni in questi progetti di ricerca e sviluppo?
Il software abbiamo detto che comincia a pesare molto sia nel budget che nel
know how aziendale. Noi lavoriamo con dei fornitori esterni che sono specializzati nelle varie applicazioni e probabilmente nel futuro bisognerà pensare che tutto il know how che mettiamo dentro, perché noi abbiamo circa 6-7 brevetti nell'ultima scheda elettronica dovrà essere in qualche modo tutelato. L'ideale sarebbe in futuro che l'azienda fosse autonoma, almeno dalla parte software, proprio per avere un'agilità nelle modifiche, quindi una rapidità, e anche una conservazione del know how che non sia troppo pubblico. Attualmente comunque coi fornitori che abbiamo lavoriamo bene, quindi non ci sono problemi particolari.
Sappiamo che ad oggi questo processo di digitalizzazione dei prodotti sta portando con sé delle nuove normative, delle nuove sfide. Sappiamo infatti che l'Unione Europea sta investendo molto su sul normare gli aspetti di cybersicurezza. Come state affrontando voi queste sfide legate alla sicurezza informatica piuttosto che a queste nuove normative?
In questo caso non abbiamo alternativa, dobbiamo affidarci ai fornitori, anche se recentemente ci siamo appoggiati a degli esperti esterni proprio per validare le
attività svolte dai fornitori. è un tema veramente importante, anche se risulta pesante per le aziende medie perché richiede una cultura della sicurezza informatica che normalmente non si ha. Quindi la sfida deve essere affrontata insieme ai fornitori.
Invece parlando degli utenti, sappiamo che il vostro compito di ricerca e sviluppo è sicuramente legato a chi si occupa della vendita, degli aspetti di marketing di prodotto e molto spesso coinvolge anche l'utente finale nella definizione dei requisiti. Come gestisci quello che è l'equilibrio tra complessità tecnologica e usabilità del prodotto?
Tendenzialmente noi sfuggiamo alla tentazione di fare un videogioco. Molti sviluppano dei videogiochi con i touch, ma non è questa la finalità. Ci sono grosse catene che hanno stilato delle specifiche di come dovrebbe essere fatta un'interfaccia, proprio perché una filiale potrebbe trovarsi ad esempio negli Stati Uniti e avere un operatore che non parla inglese e che deve utilizzare la
macchina. Io ho sempre pensato, non dico al bambino, ma ci siamo vicini, nell'utilizzo del software. Il software deve essere facilmente utilizzabile e intuibile. La complessità deve essere nascosta sotto. Quindi noi sviluppiamo sempre funzionalità che devono essere avviate premendo un solo tasto. Il singolo passaggio è vincente. Averne più di uno porta complessità, porta da parte del cliente al non utilizzo e ad un sistema che magari viene sfruttato solo al 20%.
Fate studi di usabilità?
Seguiamo alcune linee guida. Sicuramente la regola del solo passaggio è importante. La complessità la mettiamo negli algoritmi che ci sono sotto, non vogliamo complicare la vita all'utilizzatore finale, specie se ha poco tempo, se lavora in una cucina, in un bar e ha fretta. Anche perché quando c'è un'interfaccia complicata probabilmente è sbagliato quello che si è fatto.
Avete dei focus group con gli utenti finali per avere dei feedback?
Noi siamo partiti con alcuni software e c'è stata un'introduzione con dei primi suggerimenti. Ad oggi ormai son quasi 3-4 anni e non abbiamo ricevuto nessuna contestazione, quindi pensiamo che sia stato abbastanza centrato quello che abbiamo fatto. Adesso stiamo revisionando le app e abbiamo introdotto alcune novità che spero aiuteranno ancora di più i nostri clienti.
Quanto è stato complesso invece introdurre la componente IoT all'interno di un prodotto consolidato come la macchina per il ghiaccio?
L'IoT è importante. Considera che noi vendiamo apparecchiature in più di 120 paesi nel mondo. Per cui se uno guarda la realtà italiana il rivenditore di zona che deve fare assistenza magari fa 40-50 km. Ci sono posti in cui deve prendere l'aereo. Partire dall'ufficio per andare a riparare un'apparecchiatura, senza avere l'idea di cosa ha questa apparecchiatura, crea molti problemi. Aumenta i costi di assistenza, il cliente ha la macchina che non è utilizzabile per più giorni. Noi abbiamo fatto qualcosa che permetta a chi parte per fare l'assistenza di avere già le idee chiare sull’intervento, quindi si dota dei componenti che servono per riparare la macchina e delle attrezzature che necessitano.
L'IoT permette di fare questo, permette di monitorare a distanza le macchine, capire il tipo di allarme, il tipo di intervento da fare e quindi riduce i costi di assistenza e di fermo macchina. Già con l'app, che non è collegata via IoT, ma con Bluetooth o con la macchina, il cliente finale può già dire a chi fa assistenza che problemi ci sono. Questo ha veramente risolto molti problemi che c'erano nel passato. Nel passato uno chiamava e diceva "La macchina non funziona." Tu chiedevi qual è il problema e la risposta era: “La macchina non funziona”. C'era un problema di assistenza molto pesante con interventi che venivano ripetuti 6-7 volte fino a che riuscivano a trovare il problema.
Immagino che questo possa essere uno degli argomenti che poi utilizzate per convincere i clienti più conservatori nell'integrare la tecnologia all'interno dei prodotti. Ci sono altre parole chiave che usate?
C'è la possibilità anche di avere documentazione online delle macchine che
per cui si fa assistenza senza dover andare a cercare un manuale che magari il cliente ha perso un anno prima. E comunque c'è la possibilità di avere delle risposte chiare anche da noi. Chiamando il service dando, diamo i riferimenti di come ha funzionato la macchina nelle ultime 24 ore, gli allarmi che ci sono e forniamo un supporto immediato su come risolvere il problema.
Dal tuo punto di vista, esperto sia di prodotto che del mercato, ci sono dei fronti inesplorati di ricerca e sviluppo che secondo te avrà senso seguire nei prossimi anni?
Sicuramente siamo collegati alle apparecchiature domestiche. Se non avessimo fatto quel salto verso l'utilizzo di un'interfaccia che non sia il tasto piuttosto un display sulla macchina, se non avessimo adottato l'app, saremmo stati tagliati fuori dalle future evoluzioni che ci saranno.
L'intelligenza artificiale bussa le porte, in alcuni casi è già presente in alcune applicazioni per cui chiaramente lì sarà il punto d'arrivo. Noi abbiamo a che fare con persone che non vogliono imparare ad utilizzare una macchina, vogliono avere un approccio veramente minimale pur ottenendo però tutte le le funzioni e le prestazioni che la macchina può dare.
Quindi in futuro aver scelto di dotarci di una connessione tramite smartphone o PC, ci permetterà di implementare tutte quelle funzionalità che l'intelligenza artificiale ci darà. Io faccio sempre l'esempio del "recinto". Noi eravamo all'interno di un recinto in cui c'erano altri produttori di macchine del ghiaccio. Aver adottato l'app per primi praticamente ci ha permesso di uscire da questo recinto: vuol dire avere nuove opportunità di vendita, possibilità di avere nuovi clienti interessati e questo è il futuro. Noi dobbiamo allargare il recinto per raggiungere più richieste che ci arrivano dal mercato.
Diventa un elemento di differenziazione rispetto alla competizione. E invece rispetto alla sostenibilità ambientale, quanto l'IoT può diventare centrale nella riduzione appunto dell'impatto energetico di una macchina e voi come azienda avete delle metriche per monitorare il risparmio energetico?
L’app viene utilizzata già nel collaudo interno aziendale perché vogliamo raccogliere un insieme di dati da elaborare per estrarre metriche relative alle prestazioni delle macchine.
La stessa cosa si farà con le macchine sul mercato. Capire, per esempio, se certe macchine che abbiamo progettato hanno le prestazioni attese in paesi caldi o in stagioni calde è importante.
Noi testiamo alcune macchine, non testiamo dai clienti tutte le macchine, quindi avere l'idea che nel Far East le nostre macchine si comportano in una certa maniera e rispondono ai requisiti di progettazione, ci conforta. Se vediamo che c'è una tendenza ad avere delle prestazioni che non ci attendiamo, possiamo andare a rimodulare le nostre specifiche. In futuro sarà importante avere la capacità di raccogliere i dati e di elaborarli.
Se dovessi trovare degli ambiti in cui l'IoT vi ha portato maggiori benefici, quali sono e soprattutto che riscontri avete avuto dal mercato rispetto all'adozione di queste tecnologie?
Non abbiamo cominciato da molto a utilizzarlo, ma è chiaro che un cliente finale si sente sicuro se qualcuno veglia su di lui e sulla sua macchina. Quindi avere la possibilità che, se nella notte scatta un allarme grave, il centro assistenza la mattina
possa chiamare già il cliente e risolvere il problema è una cosa importante, soprattutto se il tipo di allarme è chiaro e permette un intervento veloce e risolutivo.
Hai un esempio di come i dati vi hanno permesso di risolvere dei problemi reali sul mercato o di migliorare un processo produttivo?
Noi dipendiamo dai fornitori di componenti, quindi i fornitori di componenti forniscono dei componenti che possono non rispettare pienamente le caratteristiche.
C'è stata una fornitura sbagliata di valvole dell'acqua e tramite il monitoraggio si vedeva un funzionamento al limite della macchina perché non veniva raffreddata sufficientemente. Chi ha fatto assistenza è subito intervenuto, ha verificato che c'era questo problema e lo abbiamo risolto. Specie se il cliente segnala un problema di funzionamento della macchina e poi in realtà è un problema di pressione della macchina, dell'acqua dell’impianto idrico. In questo caso il problema può essere monitorato a distanza.
Quindi diventa anche un punto di unione tra voi e il service.
Sì, per noi il service è fondamentale. Il service quando riceve una segnalazione intanto va a vedere la “pagella della macchina” perché i collaudi interni fabbrica con tutti i dati di ingresso-uscita delle sonde, ingresso-uscita dei carichi vengono registrati e quindi capiamo se la macchina è uscita correttamente dalla fabbrica. Possiamo quindi costruire una storia della macchina nel tempo, registrando gli interventi, registrando le modifiche, si può consigliare la revisione di un software (perché anche il software evolve nel tempo). Cerchiamo di avere una pagella della macchina che ci permette di conoscere la sua vita.
Ormai vi siete creato quello che viene denominato un ecosistema digitale attorno al vostro prodotto, no? E cosa significa accedere a quello che è un ecosistema digitale che governa lo sviluppo del prodotto fin dalla sua nascita?
Fornisce molte più informazioni. Adesso si hanno molti più dati, si ha molta più certezza che un progetto sia andato a buon fine, dà risultati omogenei.
Noi testiamo le macchine internamente, abbiamo una statistica e vediamo che un modello fa una produzione di ghiaccio a quella temperatura ambiente, a quella temperatura dell'acqua. Prima c'era questo collaudo, ma questi dati erano note cartacee ed era impossibile fare un'analisi veloce perché si potevano anche recuperare i dati, ma ci voleva molto tempo.
La velocità di accesso al dato cambia molto e quando avremo più dati dall'esterno, si potrà sicuramente migliorare l'analisi.
All'interno di questi progetti che ormai state portando avanti già da un po' di tempo, come potresti calcolare o determinare un potenziale ritorno sull'investimento e quali sono, secondo te, i KPI che effettivamente ti permettono di tracciare se l'investimento sta andando a buon fine o no?
Sono delle delle realtà nuove, poi dipenderà molto da come impatterà l’AI e le nuove tecnologie. Attualmente per le realtà strutturate, cioè intendo rivenditori
che hanno migliaia di clienti, è molto importante perché permette un monitoraggio che necessiterebbe di costi elevati se venisse fatto in un'altra maniera. Non possiamo più dire "Scegliamo o meno l’IoT?". Ormai è una scelta obbligata. Si possono modulare i dati trasmessi, puoi limitare gli allarmi e i dati oppure puoi rilevare tutti i dati, però ritengo che se si vuole dare un servizio, non ci sono molte alternative.
Avete subito delle resistenze in questo percorso di cambiamento? E se sì, come le avete gestite?
Noi produciamo macchine con un nostro marchio. Inizialmente, quando è stata implementata l'app, l’abbiamo pubblicata come app proprietaria Icematic.
Quando i vari rivenditori hanno notato le potenzialità che aveva per l'assistenza hanno richiesto anche chi non aveva il brand Icematic di avere un'app per fare l'assistenza. Così l'abbiamo creata. Vuol dire che la scelta era giusta, era un qualcosa che il mercato si aspettava e quindi siamo passati quasi al 100% di macchine che escono con il gateway per la connessione all'app.
Prima hai accennato al fatto che in futuro potrebbero esserci dei nuovi servizi venduti attraverso i dati. Ci sono delle strategie di monetizzazione che state mettendo in campo? Qual è il vostro approccio alla monetizzazione dell'IoT?
Allora, per adesso eravamo focalizzati ai nostri rivenditori che fanno l'assistenza e quindi abbiamo scelto di dare un servizio praticamente compreso nel costo della macchina, dando comunque il minimo dei dati disponibili che sono gli allarmi. In futuro si tratterà di capire come evolverà questo settore, cioè se i rivenditori, per esempio, dopo aver fatto un intervento su una macchina, vorranno la trasmissione completa dei dati per qualche per un periodo, ad esempio, una settimana per monitorare lo stato di efficienza della macchina. Attualmente siamo limitati al primo intervento, in futuro potrebbero essere richiesti e forniti più dati.
Su questo punto ricordo che qualche anno fa ci sentimmo e mi parlasti di un progetto potenzialmente legato alla monetizzazione della produzione del ghiaccio?
Sì, ci sono aziende che producono ghiaccio e lo vendono in sacchetti di plastica oppure distributori per la vendita del ghiaccio. Magari arriveremo a farlo, specie con le catene, data la tendenza a legare il servizio del ghiaccio ad un precedente acquisto. Su questo punto ci siamo fermati perché noi privilegiamo anche l'aspetto igienico. Nell'ultima app, ad esempio, ci sono cicli di sanificazione automatici della macchina oppure cicli con l’ozono per la sanificazione. Installare una macchina in un luogo pubblico prevederebbe un servizio ancora non richiesto.
Quindi il prodotto visto nell'ottica servitizzazione non è ancora un'esigenza reale del vostro mercato. Secondo te quanto questi dati stanno diventando un asset per la vostra azienda e quanto lo sono per un costruttore in realtà?
Dovremmo mettere su una struttura che elabori questi dati e che crei dei modelli. Quando avremo dei modelli, capiremo come le nostre apparecchiature funzionano nelle varie condizioni ambientali o nei vari paesi e capiremo se ci sono aspetti che devono essere migliorati. Ci sono esempi di aziende che hanno tolto dei componenti, per esempio, nelle lavatrici, perché hanno scoperto che in certi paesi un ciclo non veniva mai utilizzato. Tramite i modelli si potrà capire che cosa richiede il mercato e di personalizzare le macchine per certi mercati o per certi paesi.
E invece cambiando un po' argomento, sappiamo benissimo che adesso uno dei trend più dirompenti che sta arrivando sul mercato è quello dell’AI generativa? Cosa pensi dell'adozione dell'AI generativa in un prodotto come il vostro, nei processi e soprattutto che cosa pensi dell’interazione conversazionale. Può essere qualcosa che che fa parte del vostro mondo?
Se ci paragonano al domestico e il domestico adotterà certe modalità di funzionamento delle apparecchiature, probabilmente i nostri clienti si aspetteranno che anche le nostre macchine adottino analoghi sistemi. Chiaramente il punto d'arrivo è un comando vocale che permetta di dare comandi alla macchina senza dover conoscere necessariamente come utilizzare un touch piuttosto che un’app.
So che voi in passato avete già fatto esperimenti di questo tipo con Alexa. Cosa avete imparato?
Non era ancora maturo il riconoscimento vocale, i costi erano elevatissimi. Mi auguro che adesso gli attuali sviluppi rendano più accessibile a livello economico queste funzioni.
Generalmente è vero che noi cerchiamo di trovare una soluzione per i clienti, ma dobbiamo fare delle macchine vendibili. Quando l’applicazione sarà abbastanza matura e affidabile, perché ricordo che noi vendiamo in 120 paesi, allora sarà possibile integrare nuove funzionalità.
Con un AI multilingua, perché sappiamo benissimo che i nuovi modelli hanno questa flessibilità. Come ti immagini possa essere l'interazione futura sulle macchine?
Partendo dall'installatore del service, mi aspetto possa ricevere un report da parte della scheda che dice cosa è successo, quando e perché.
Insomma, tu ti aspetti più una macchina che dialoga e ti racconta esattamente quello che sta provando, come fosse effettivamente un essere umano che va dal medico. Molto molto interessante questo aspetto. Invece, parlando di altre tipologie anche di di AI, avete sperimentato qualcosa in ambito predittivo per la manutenzione o per altre attività?
No, attualmente ci sono degli algoritmi all'interno del software che appunto preannunciano una condizione di rischio. Per fare un qualcosa di predittivo molto più sofisticato, bisognerebbe lavorare su quei modelli di cui parlavamo prima, avere un volume di dati abbastanza importante per poter definire criteri che permettano di attuare azioni predittive molto più specializzate.
E riguardo invece l'evoluzione dell'interazione con la macchina, sempre utilizzando queste tecnologie, come pensi che evolverà in futuro dal tuo punto di vista?
Sarà un'esperienza che non credo sarà generalista perché ogni apparecchiatura ha le sue caratteristiche, ogni componente ha le sue caratteristiche.
Ogni macchina è un sistema a sé, seppure all'interno di un range di prestazionale e di funzionamento. Se si avranno abbastanza dati per analizzare la macchina, probabilmente riusciremo a tirar fuori qualcosa, però probabilmente il modello della mia macchina del ghiaccio sarà diverso dal modello del mio concorrente: o c'è una AI che veramente assorbe molti molti dati, altrimenti sarà un qualcosa che sarà un specializzato.
E riguardo invece il tema della privacy legato ai dati, pensi che dobbiamo preoccuparci della proprietà dei nostri dati, di tutti quegli aspetti legati ai dati o come dobbiamo porci rispetto a questo argomento?
Innanzitutto noi cerchiamo di progettare macchine che anche se vi fosse un intervento esterno che crea i malfunzionamenti, le macchine abbiano una sicurezza passiva che non crea problemi al cliente finale.
Il rischio maggiore è che tramite una connessione Wi-Fi della mia macchina qualcuno entri poi nella rete. Questa è la cosa più grave. Dubito che qualcuno punti a non far produrre il ghiaccio per lo spritz a un bar. Tanto impegno per un risultato non enorme, però è chiaro che questo non dipende solo da noi, ma dipende da chi ci fa il software, le app, i processori.
Andando più nella direzione del comprendere qual è il vostro il tuo approccio alle partnership piuttosto che alla all'ecosistema tecnologico, tu come professionista preferisci lavorare con aziende grandi, multinazionali o preferisci aziende più piccole, magari più flessibili, che possono supportarvi in maniera un po' più puntuale sulle vostre esigenze?
Ogni tema tecnologico ha la sua risposta. Tendenzialmente non è la dimensione che qualifica il partner, ma come lavora. Noi ci sforziamo di trovare delle realtà che siano affidabili, diano tempi certi e soluzioni.
Noi non possiamo pensare come azienda di avere il know how e quindi è fondamentale la scelta del partner. Se si sbaglia il partner si perde il mercato.
Quanto è importante che questo partner e soprattutto le sue soluzioni siano interoperabili all'interno del vostro ecosistema?
Più integrate sono, meglio è. Il fatto che abbiamo introdotto l'app direttamente dal collaudo delle macchine in fabbrica è perché vogliamo qualcosa che sia integrato orizzontalmente dall'inizio della vita della macchina fino al suo termine. Io prediligo
avere un unico sistema, non gestire la macchina con tre applicazioni diverse. Questo lo vuole anche il cliente. Il sistema deve essere unico perché chi lavora con noi si aspetta la minima complessità. Questo è è il nostro obiettivo.
Come percepisci invece quello che è il cambiamento del settore in cui operi, quindi del settore HoReCa? Ci sono dei trend che stai vedendo che stanno accelerando, ci sono delle cose interessanti che stai vedendo?
Io credo che noi siamo trascinati molto da dalle soluzioni che arriveranno dal domestico. Quindi ragionare nel nostro recinto di HoReCa, che è molto piccolo rispetto alla realtà del domestico, sarebbe sbagliato. Dobbiamo sempre avere l'attenzione e la curiosità di quel mercato per capire cosa si può facilmente trasporre nelle nostre applicazioni. Tutto va verso la soddisfazione del cliente.
Se noi diamo delle soluzioni che agevolano il cliente, gli fanno perdere meno tempo, gli permettono di fare le cose in maniera veloce e ben fatta, allora il successo è garantito. Credo che nel domestico, stiamo parlando di numeri enormi, chi fa un progetto probabilmente persegue gli stessi obiettivi.
Se tu dovessi analizzare quello che sta succedendo sul domestico e riportarlo nella realtà del professionale, quali sono secondo te le due-tre tendenze che nei prossimi anni effettivamente si vedranno comparire all'interno dei prodotti?
Chiaramente dipende dai prodotti. Ci sono prodotti che hanno una loro complessità, ci sono prodotti che sono più semplici. Porto l'esempio dei forni che hanno touch enormi con menù e sottomenù. In effetti per svolgere un'attività molto spesso si impiega molto tempo, deve avere un'esperienza molto approfondita della macchina e alle volte magari non si conosce neppure totalmente come quei comandi si traducono in un effetto, in un risultato. L’AI dovrebbe far saltare tutta questi
passaggi. Si dovrebbe dire "Voglio preparare un’anatra croccante all’arancia" e la macchina dovrebbe interpretare la richiesta e impostarla per dare il risultato.
è una sfida importante, però anche nel nostro settore, la gente è meno preparata, questo porta a far sì che le persone siano meno curiose, si formino meno, il manuale lo buttino via il giorno dopo che hanno ricevuto la macchina. Allora devo tener conto anche di questo e se aggiungo delle funzioni, una complessità nelle mie macchine, agli occhi del cliente non ci deve essere questo problema. Probabilmente arriveremo ad un approccio verbale con le macchine perché altrimenti dovremmo mettere dei touch enormi per avere tutti i comandi visibili.
Sono perfettamente d'accordo, anche noi stiamo investendo molto su questo ambito perché crediamo che l'interazione col prodotto sia un'interazione naturale come con un essere umano e crediamo che questo sia il futuro.
E un'ultima un'ultima domanda, più che altro una una curiosità, ormai sono 30 anni che lavori in questo ambito, se dovessi individuare una delle innovazioni che hai portato o qualcosa che veramente ti fa sentire orgoglioso del lavoro che hai fatto, quale individueresti?
Non perché è la più recente, ma perché in effetti è stato uno sforzo importante, sintetizzare in unica scheda tutte le schede che avevamo nel ghiaccio, interfacciarla con un'app credo che abbia cambiato la faccia ai nostri prodotti.
Attualmente ci sono anche altri competitor che usano una app, ma più per fare attività di service. Noi abbiamo sì garantito anche l'attività del service, ma al contempo abbiamo aggiunto funzioni che il cliente finale con un'analoga macchina di un anno prima non aveva. Questo ci ha permesso di allargare, di uscire dal recinto che avevamo. Credo che questo effettivamente sia un cambio proprio di visione. Non abbiamo rinnovato la macchina facendola un po' più bella, magari con qualche parametro, una scheda aggiornata, ma abbiamo voluto cambiare la visione di queste macchine, non macchine solo da sottobanco, ma macchine che potevano dare qualcosa in più, funzioni in più e potevano essere utilizzate molto più semplicemente rispetto al passato.
Ti faccio un'ultima domanda che è più una mia una mia curiosità. Quale consiglio ti sentiresti di dare a un Paolo Dalla Tor che inizia adesso a lavorare e che a 30 anni di distanza deve approcciare il mondo del lavoro?
Uno che inizia da zero è un po' difficile che abbia tutte le conoscenze, tutte le competenze che adesso richiede il mercato, però la cosa più importante è proprio quella che ho detto all'inizio: non avere recinti chiusi, avere una curiosità costante del mondo che ci circonda. Guardando il mondo si possono capire molte cose e avere molte idee per le apparecchiature che progettiamo. Se prendiamo una macchina già esistente, dobbiamo solo rinnovarla senza guardarci intorno, non otterremo nessun risultato. Non bisogna avere dei pregiudizi. Questo permette di avere nuove idee. Molti dei brevetti che abbiamo fatto nascevano da altri ambiti, non c'entravano niente col nostro settore. Abbiamo parlato con chi faceva certe soluzioni tecniche totalmente lontana dalla nostra, è emersa un’idea e l'abbiamo applicata alle nostre apparecchiature. Curiosità, nessun preconcetto e poi tanta voglia di crescere.
Certo, la voglia di crescere è sicuramente uno dei driver più importanti del nostro mondo. Grazie Paolo per la tua disponibilità, è stato veramente un piacere parlare con te.


