Expert talk con Alessandra Celegon: Il valore della presenza sul mercato

Crescere nel lavaggio professionale: quando la presenza sul territorio fa la differenza

Sara Strizzolo
16 Dicembre 2025
Nel nuovo episodio di Expert Talk, il podcast di Things 5 dedicato alla tecnologia e ai prodotti intelligenti, incontriamo Alessandra Celegon, Area Manager Italia di DIHR. Partendo dal suo percorso di crescita interna in azienda – dalla gavetta in ufficio commerciale fino al ruolo di riferimento per il mercato italiano – Alessandra ci porta dentro le dinamiche reali del mondo del lavaggio professionale: la competizione sul prezzo, l’importanza della qualità percepita e il valore della presenza sul territorio.
Dall’IoT applicato alle lavastoviglie alla continuità operativa guidata dai dati, fino ai modelli di noleggio e servitizzazione, esploriamo come l’innovazione stia cambiando il rapporto tra produttore, rivenditore e utilizzatore finale. Tra sostenibilità, ottimizzazione dei consumi, integrazione tra attrezzature di cucina e primi scenari di utilizzo concreto dell’AI nei processi di assistenza e vendita, un confronto ricco di spunti pratici per chi, nel settore HoReCa e nel foodservice, vuole andare oltre la logica del “solo prezzo” e costruire valore duraturo per i propri clienti.
Buongiorno a tutti, sono Daniele Delle Case e questo è Expert Talks, il podcast di Things5 che parla di tecnologia e prodotti intelligenti con gli esperti del settore. Oggi con noi c’è Alessandra Celegon, Area Manager Italia di DIHR. Ciao Alessandra, buongiorno, è un piacere averti qui con noi.
Ti va di raccontarci un po’ il percorso che ti ha portato fino a qui, oggi in DIHR, e in generale il tuo percorso professionale?
Allora, mi sono laureata in Relazioni Pubbliche e ho iniziato in DIHR 15–16 anni fa, entrando nell’ufficio commerciale. Sono partita quindi con una visione interna dell’azienda: non sono entrata subito come figura “front”, come sales manager, ma partendo dalla conoscenza del prodotto e dell’ambiente aziendale. Noi facciamo tutto internamente, dalla piccola lavastoviglie alla grande, quindi per me è stato molto utile “farmi la gavetta”, chiamiamola così, all’interno dell’azienda.
Negli ultimi anni, vista la crescente necessità (soprattutto per il mercato italiano) di avere una presenza anche sul territorio, abbiamo continuato a lavorare con i nostri agenti, le nostre persone di fiducia che girano continuamente dai clienti, ma è emersa l’esigenza di avere una figura che fosse il loro punto di riferimento.
Una persona che potesse andare con loro dal cliente e riportare in azienda eventuali necessità ed esigenze che possono nascere. Questo è, in sintesi, il percorso che mi ha portato al ruolo che ricopro oggi.
Nel tuo ruolo quotidiano, quali sono le principali sfide che vivi nel tuo lavoro?
Sicuramente non è facile, perché il mercato è sempre più competitivo. A volte diventa una guerra di prezzo che non permette al cliente di scegliere con consapevolezza. Sempre di più vediamo cataloghi bellissimi, ma dietro non sempre c’è la stessa qualità di un’azienda che produce in Italia, che fa tutto al proprio interno. La sfida è far percepire al cliente cosa c’è dietro al prodotto: la nostra presenza, il fatto che diamo affidabilità perché siamo sul mercato da più di 40 anni, che offriamo un service disponibile, un’assistenza strutturata, un’area ricambi dedicata. Quindi non c’è solo “il prodotto”, ma tutto un mondo dietro. E questo non può essere gestito solo sulla base del prezzo: bisogna far percepire anche questo valore aggiunto.
Diciamo che l’aspetto della storia, quindi, secondo te ha molto valore nello storytelling aziendale. Dal punto di vista invece dell’evoluzione tecnologica, quanto può essere un punto differenziante nella vostra value proposition, in quello che proponete sul mercato e nel differenziarvi rispetto ad altre aziende che ragionano più su una logica di prezzo?
È fondamentale. La tecnologia permette di garantire servizi che altrimenti non sarebbe possibile offrire. Ad esempio la possibilità di avere sempre a disposizione i manuali, di ordinare i ricambi online, di avere un centro assistenza disponibile, schede tecniche e cataloghi aggiornati. La tecnologia ci sta aiutando tantissimo anche con tutte le macchine connesse, perché ci permette di essere ancora più vicini non solo al nostro distributore – noi vendiamo ai distributori, che poi vendono ai clienti finali – ma anche all’utenza.
In questo modo si abbattono le barriere: possiamo vedere come la macchina sta lavorando presso il cliente finale e, nel momento in cui l’installatore o chi fa assistenza ci chiama, siamo già “sul pezzo”, sappiamo già cosa sta succedendo, ci possiamo interfacciare e aiutare a vicenda. Questo è fondamentale perché, come dicevamo prima, non diventa più una questione di prezzo, ma soprattutto di affidabilità e durata del servizio.
Il concetto di servizio che hai appena introdotto è molto legato alla qualità e alla disponibilità dei dati, che permettono di capire cosa sta succedendo sulle macchine.
Oggi il concetto di continuità operativa, guidato dai dati, quanto è importante nel vostro business e quali sono, secondo te, gli aspetti chiave da garantire per assicurare questa continuità?
La continuità operativa è fondamentale. Viviamo in un mondo frenetico, in cui c’è la necessità di essere presenti sempre. Le strutture devono garantire certi orari e determinati servizi. Con una serie di strumenti possiamo permetterci di essere reperibili e di dare risposte anche il sabato e la domenica: attraverso il manuale, attraverso il ricambio, potendo già interfacciarsi con l’area di assistenza oppure potendo organizzare l’intervento in modo rapido.
L’obiettivo è dare un servizio veloce, mirato e rapido, perché oggi la velocità è diventata una costante per tutti: se devi fare un’offerta ti chiedono la macchina per il giorno prima; se c’è un problema di assistenza devi essere veloce nel fornire risposta, ricambi e supporto tecnico nel più breve tempo possibile. Questo è un punto assolutamente fondamentale su cui ci stiamo concentrando molto: crea quel valore in più che oggi è essenziale, proprio per la velocità dei nostri giorni.
Si passa quindi dal concetto di qualità al concetto di affidabilità del prodotto, giusto?
La qualità deve esserci, è fondamentale. L’affidabilità del prodotto, per quanto ci riguarda, è consolidata: lavoriamo da tantissimi anni e ogni tanto mi chiamano per macchine che hanno 16, 17, 18 anni. Su questo siamo molto tranquilli.
Poi c’è il tema della presenza: al di là di tutto è importante dare quella sensazione di vicinanza, di presenza costante accanto al nostro rivenditore e soprattutto al cliente finale che utilizzerà la macchina.
Ci sono stati momenti o esempi pratici che raccontano come la qualità del servizio e l’affidabilità del prodotto siano state determinanti in una trattativa commerciale, per acquisire nuovi clienti o mantenere quelli già acquisiti?
Sì, assolutamente. Come ti dicevo, a volte ci troviamo a competere con grandi offerte che arrivano da produttori stranieri, magari dall’Est Europa, con prezzi molto più bassi perché seguono una logica produttiva completamente diversa rispetto a quella europea o italiana.
In questi casi è fondamentale poter garantire la presenza sul territorio. Il fatto di essere presenti e poter uscire con gli agenti DIHR direttamente dal cliente per fare un sopralluogo, ad esempio, è un grande valore.
Capita spesso di andare a vedere una struttura per capire come impostare un’offerta, soprattutto quando ci sono progetti importanti, ad esempio vendiamo anche macchine a nastro per ospedali e mense molto grandi.
Questa vicinanza, questo non avere un produttore distante che “fa la macchina” e un piccolo rivenditore che deve solo fare la richiesta, ma un’azienda che è costantemente in contatto tramite WhatsApp, email, o andando fisicamente insieme dai rivenditori, secondo me è una delle chiavi che ci permette di essere più vicini e più competitivi.
Quindi stai facendo riferimento ai canali di comunicazione. Quanto questi nuovi canali, uniti all’IoT, possono diventare un nuovo metodo per ingaggiare i vostri clienti e generare valore da questa connessione più rapida? Vi permettono di andare sul mercato con ancora più forza. Qual è il principale vantaggio che state riscontrando?
Noi abbiamo sviluppato un’applicazione che si interfaccia con diverse fasce di clienti.
C’è una parte più commerciale, dove in qualsiasi momento si possono scaricare schede tecniche, cataloghi e informazioni sul prodotto.
C’è una parte service, dove si accede all’area ricambi, ai manuali: indipendentemente che tu sia un ristoratore o un distributore, inserisci il numero di serie e scarichi il manuale a qualsiasi ora.
Abbiamo poi una parte più interna, dedicata agli agenti, per tenerli aggiornati sulla disponibilità delle macchine e per mettere a disposizione strumenti come file BIM o AutoCAD, scaricabili anche dai clienti.
Tutto questo ha permesso di essere molto più veloci e di far sì che il cliente non debba perdere tempo a chiamare, chiedere e cercare: tutto è reperibile e fruibile in un istante con un semplice click.
Ovviamente, se c’è bisogno ci siamo sempre noi a guidarlo, ma è vero che a volte capita di chiamare un’azienda e non riuscire a prendere la linea per ore. Noi cerchiamo di rendere tutti gli strumenti il più fruibili possibile proprio per garantire velocità e disponibilità nel minor tempo possibile.
Tornando ai dati generati dalle macchine: come possono, secondo te, essere di valore all’interno di una trattativa commerciale, se possono esserlo?
Assolutamente sì. Quando un cliente ha una macchina connessa, quella macchina registra eventuali anomalie ma anche il funzionamento. Se ha dei problemi, sa che in qualsiasi momento l’installatore può vedere cosa succede. Per l’installatore è un grande vantaggio: gli arriva un eventuale allarme, una segnalazione di mancanza detergente, tutte le informazioni utili. Può connettersi, vedere come ha funzionato la macchina, se la resistenza del boiler sta lavorando correttamente, se i cicli sono regolari; può fare piccole regolazioni da remoto o, se necessario, andare in loco avendo già fatto un’analisi predittiva.
Spesso gli installatori devono fare molti chilometri, magari in zone di montagna. Arrivare già con i ricambi giusti nel furgone è fondamentale: riduce i costi per il cliente e il tempo per chi fa l’installazione. Il tempo, oggi, è una delle cose più importanti. Quindi arrivare già preparati aumenta la soddisfazione di chi riceve il servizio e semplifica il lavoro di chi lo eroga.
Hai introdotto il termine “predittività”, che è uno dei cardini degli sviluppi futuri dell’IoT e dei prodotti connessi. Quando parli di predittività, intendi sia la risoluzione dei problemi sia l’azione commerciale? I vostri rivenditori hanno la possibilità di consultare questi dati e usarli anche in chiave commerciale (per esempio, la vendita dei detergenti).
Sì, esatto, entrambe le cose. La vendita di detergenti è uno dei canali: installando una macchina connessa con sensore di mancanza prodotto (una semplice sonda che rileva quando finisce il detergente), il rivenditore può essere avvisato, andare incontro al cliente, rifornirlo o verificare se il cliente sta ancora acquistando da lui.
Un altro modo molto interessante di usare l’IoT è il noleggio. Sempre più spesso i clienti prevedono formule simili a quelle che già vediamo per le macchine da caffè: forniscono la macchina e il caffè, oppure la macchina e il detergente, o fanno un noleggio operativo con un canone fisso mensile. Vedere come viene utilizzata la macchina è importante: sapere il numero di cicli, come lavora, monitorare che funzioni correttamente. Nel noleggio, questo consente di definire correttamente i canoni, oltre a garantire che la macchina sia sempre in efficienza. Da questo punto di vista la macchina IoT è perfetta ed è fondamentale.
Questo mi ricorda il concetto di servitizzazione, ovvero trasformare la macchina in un servizio. Richiama molti aspetti di cui hai parlato: noleggio operativo, vendita dei consumabili insieme alla macchina, ecc.
Qual è la tua visione sulla servitizzazione e quanto manca, secondo te, per arrivare a vendere prodotti pienamente servitizzati, non più come semplice vendita “one shot” ma come servizio?
Effettivamente è il trend più utilizzato. Un po’ ci siamo abituati grazie al telefono cellulare, alle auto: sempre più spesso si parla di noleggio. Siamo abituati all’idea di non acquistare direttamente, ma di avere un pacchetto che, pagato mese per mese, ti garantisce il bene e anche l’assistenza e i controlli. È sicuramente un vantaggio, perché chi compra le lavastoviglie, purtroppo, spesso le considera l’ultima parte della cucina: vengono un po’ dimenticate e non sempre curate. Noi insistiamo tanto sull’importanza di controllare l’acqua, di usare acqua addolcita, di pulire la macchina internamente. Tendenzialmente la comprano ma poi viene gestita e utilizzata male.
Un modello che garantisce una macchina seguita, con un tecnico che passa una volta al mese a controllarla, a regolare i parametri in base al funzionamento reale, permette al cliente di avere un utilizzo migliore e al rivenditore di affrontare in modo diverso eventuali problematiche. È come avere una macchina che fa continuamente il tagliando: controllandola e rimettendola “a nuovo” man mano, ti dura una vita. Una lavastoviglie, se ben tenuta, non ha problemi a durare più di 10 anni. Quindi è un’ottima chiave di vendita, uno strumento da valutare caso per caso anche dal punto di vista finanziario.
Con la velocità di apertura e chiusura dei locali, il franchising che prevede attrezzature non proprie, ma date in locazione dalla catena, portano i rivenditori a studiare nuove soluzioni.
Noi abbiamo fatto vari studi di fattibilità per analizzare i flussi di cassa delle aziende: abbiamo visto che, nel medio-lungo periodo, i flussi sono più alti rispetto alla vendita tradizionale, perché la vendita diventa ricorrente invece che “one shot”.
Spesso però questo genera turbolenza nella distribuzione: il distributore ha paura di essere tagliato fuori. Da quello che dici tu, invece, sembra che il distributore sia forse più pronto di quanto ci aspettiamo e che questo modello possa essere per lui una leva di vendita molto forte.
Sì, ho ricevuto parecchi feedback positivi, girando sul territorio. Questa modalità è spesso richiesta, soprattutto per macchine importanti, molto grandi, come tunnel o lavaoggetti di grande dimensione, dove magari il ristoratore non ha subito la possibilità dell’esborso iniziale.
In alcuni casi l’installatore si fa carico di una parte del costo. Quando poi si attiva un noleggio, ovviamente si fa pagare sia una quota macchina sia il servizio, quindi ogni mese c’è un ritorno economico continuativo. Lo vediamo con i telefoni: se uno somma tutte le rate pagate rispetto al costo del telefono, è chiaro che il modello è vincente dal punto di vista del fornitore. Nella vendita è una formula vincente perché, pur essendo un noleggio, garantisce un ritorno nel servizio che fornisci: ti permette di essere più presente dal cliente e di seguire meglio la vita dell’attrezzatura.
Secondo te il cliente finale ne ha un beneficio chiaro? Oltre al vantaggio economico e funzionale, quali altri benefici vedi in modelli di questo tipo?
Il beneficio più grande è che la durata dell’attrezzatura si estende. Come dicevo, se la macchina è seguita, se qualcosa viene cambiato prima che si rompa definitivamente, si allunga la vita del prodotto. Spesso ci chiamano quando il problema è già grave, magari la macchina è piena di calcare, e a quel punto è tutto più complicato.
Con un contratto di servizio, la macchina ti dura sicuramente di più nel tempo. Non è solo una questione economica – pago una cifra mensile invece che tutta insieme – ma anche di qualità del bene che utilizzi. In più, hai un ritorno in termini di qualità di servizio e di attrezzatura: il prodotto funziona meglio, più a lungo e con meno imprevisti.
Dal punto di vista della sostenibilità, quanto è percepito dal cliente finale il fatto di avere dati e nuovi modelli di utilizzo? E quanto può essere una chiave aggiuntiva nella vendita del prodotto per un’azienda come la vostra, che investe molto sulla sostenibilità?
È molto importante, perché avere i dati ti permette di monitorare, per esempio, i kWh consumati. Il nostro IoT è aperto e può essere integrato con altre attrezzature presenti in cucina, permettendo di creare una gestione ottimale in base ai picchi e ai momenti migliori per usare le varie macchine.
Il lavaggio, per esempio, se utilizzato di notte ha un costo energetico completamente diverso. Se hai la possibilità di automatizzare queste scelte o di gestirle nel modo migliore, a fine giornata hai dei risultati tangibili anche dal punto di vista economico. Può sembrare un grosso investimento all’inizio, ma alla fine l’investimento è davvero piccolo rispetto al ritorno che si ha a fine anno.
Ogni investimento deve avere delle metriche con cui viene monitorato e valutato, e deve avere dei ritorni. Dal tuo punto di vista, per un’azienda come DIHR, quali sono le metriche principali da monitorare in un progetto IoT sulle macchine, e come si valuta il ritorno sull’investimento?
Di sicuro il primo punto è la verifica dei consumi idrici ed energetici. Noi adesso abbiamo macchine con recuperatore di calore che utilizzano il vapore prodotto all’interno per preriscaldare l’acqua, riducendo l’uso delle resistenze. La macchina si autoriscalda grazie al vapore che produce e, tramite l’IoT, possiamo gestire e analizzare questi dati per permettere al cliente o all’installatore di ottimizzare davvero i consumi.
Stiamo puntando molto anche su attrezzature polifunzionali: macchine che non ti obbligano a comprare una lavapiatti, una lavaoggetti e una macchina per il lavaggio igienico separate, ma racchiudono tutto in un unico strumento. Così si risparmia spazio, costi di investimento, acqua, detergente ed energia.
L’ultima macchina presentata a Host, per esempio, può lavare i gastronorm con alta pressione – fa quasi un effetto “sabbiatura” grazie a una pompa dedicata – e, quando riconosce il cesto piatti, attiva il programma specifico per i piatti con bracci e pompa dedicati.
Non serve più comprare due macchine, con il doppio dei consumi e dell’investimento: risparmi spazio, denaro e risorse. Il ritorno lo vedi chiaramente a fine anno.
Prima hai introdotto il tema dell’integrazione tra sistemi e hai ricordato che la vostra piattaforma è aperta. Dal tuo punto di vista, quali potrebbero essere dei cicli virtuosi abilitati da queste integrazioni con strumenti esterni? E con quali strumenti ti immagini delle integrazioni?
Girando e lavorando anche all’interno del gruppo Ali, collaboriamo molto con chi produce forni, frigoriferi e altre attrezzature. Quando si fornisce una cucina per una struttura di grandi dimensioni, spesso c’è necessità di avere un programma a monte che gestisca tutte le attrezzature. Abbiamo già visto che, usando questo tipo di piattaforma IoT, è possibile gestire centralmente accensioni, spegnimenti, consumi e picchi, usando ad esempio strumenti come i “tagliapicchi”: in alcuni istanti si toglie potenza a una resistenza, ma a fine giornata si è risparmiato molto.
Questo deve essere gestito centralmente: un momento il forno, un momento la lavastoviglie, un momento il frigo. L’attrezzatura non se ne accorge, la prestazione non ne risente, ma su una cucina importante a fine giornata si vedono risultati concreti. È fondamentale per le grandi cucine di centri cottura che producono migliaia di pasti al giorno, ma anche per hotel e ristoranti che lavorano mattina, mezzogiorno e sera: forno, frigo e lavastoviglie sono sempre in funzione.
Secondo me diventerà sempre più importante che le attrezzature “si parlino” tra loro. Arriveremo a questo, anche grazie all’Intelligenza Artificiale, che permetterà una comunicazione automatica tra i vari macchinari.
Qual è, secondo te, l’impatto che può avere l’Intelligenza Artificiale – e in particolare l’AI generativa – nella gestione delle macchine e di ecosistemi di macchine?
Si vede già che l’AI sta diventando qualcosa di quotidiano. Anche chi prova a ignorarla, prima o poi la incontra: è innegabile che sia sempre più presente. Dal punto di vista interno ne abbiamo parlato spesso. Le possibilità, soprattutto sul sito, sono moltissime: per esempio, un utente che entra nell’area ricambi e fa una domanda potrebbe avere subito una risposta, invece di doversi leggere tutto il manuale. L’AI potrebbe proporre 2-3 soluzioni e diventare una sorta di assistente del nostro service.
Questo farebbe sentire meno solo l’installatore o l’utente davanti alla lavastoviglie: se c’è un errore, gli spiega cos’è, come usare la macchina, quali verifiche fare per risolvere il problema. Sul post-vendita l’impatto è enorme. All’interno dell’azienda stiamo iniziando a valutare l’utilizzo dell’AI anche nella gestione degli ordini e delle richieste. Le porte sono aperte: si sta integrando con la posta elettronica, con i sistemi interni. Alcune richieste, con determinate parole chiave o frasi, possono ricevere una pre-risposta, velocizzando il lavoro dell’operatore che poi prepara esplosi, schemi elettrici o offerte complesse.
Le possibilità di gestione interna sono incredibili e credo che sarà il futuro: sempre di più, nel bene e nel male, l’AI entrerà nei processi velocizzandoli. Non perché le persone non siano capaci, ma perché l’AI risolve richieste ripetitive in modo più rapido.
Poi l’operatore controlla, conferma e manda avanti: che si tratti della gestione degli ordini, delle offerte o delle richieste per progetti complessi, si può pensare a una sorta di “tutor” che guida passo passo l’operatore con domande chiave su coperti, tipo di lavaggio, alimentazione disponibile, delineando una pre qualificazione che permette di essere molto più precisi nella risposta.
Mi sembra di capire che vedi l’integrazione di questa tecnologia soprattutto nel customer support, nell’area commerciale e, in parte, nella gestione del prodotto e dei processi interni.
Sì, esatto, poi sicuramente ci sarà spazio anche nella parte industriale. Noi abbiamo taglio laser, piegatrici, robot che si occupano della produzione: immagino che anche lì si aprirà un mondo a contatto con l’Intelligenza Artificiale.
Tutto questo porta con sé anche delle sfide, la prima che viene in mente è quella della sicurezza informatica. Questi strumenti sono eccezionali, ma se non sono usati in modo sicuro possono diventare pericolosi, soprattutto se qualche attore esterno con intenzioni non positive cerca di sfruttarli. Anche la Comunità Europea sta lavorando su normative come il Cyber Resilience Act. Qual è la tua visione sulla sicurezza informatica e quanto può diventare una leva commerciale nella vendita del prodotto?
È fondamentale ed è una delle priorità numero uno che abbiamo. Proprio la settimana scorsa ho partecipato a una riunione su questo tema.
È importantissimo garantire la sicurezza e la privacy di chi ci fa gli ordini, di chi si interfaccia con noi, di chi ci dà fiducia nella partnership. Stiamo investendo molto e cercando di fare il massimo. Abbiamo la fortuna di far parte di un grande gruppo, con “spalle larghe”, che ci permette di investire seriamente anche su questo fronte. Credo sia fondamentale avere strumenti che garantiscano una sorta di “scudo”, come anni fa era l’antivirus per i computer. Non seguo io direttamente tutti i dettagli tecnici, ma so che ci stiamo lavorando tantissimo, perché privacy e sicurezza sono temi che vanno garantiti al 100%.
Andiamo verso la conclusione. Mi piacerebbe avere il tuo punto di vista sulle sfide emergenti nel settore e, in generale, su come un costruttore dovrebbe porsi di fronte a queste sfide.
La sfida fondamentale sarà quella del “green”. Il prodotto non deve essere solo affidabile, di qualità e supportato da un buon servizio – che sono aspetti su cui stiamo lavorando oggi – ma dovrà essere sempre più rispettoso dell’ambiente. Dovremo ridurre i consumi d’acqua, che è una risorsa fondamentale, e di energia elettrica. Studiare soluzioni per ottimizzare i consumi – e qui l’Intelligenza Artificiale potrà aiutarci – e lavastoviglie sempre più efficienti, recuperatori di calore, sistemi che permettano di auto riscaldare l’acqua e avere anche un beneficio ambientale.
Viviamo in un mondo frenetico, ma non dobbiamo dimenticare che la Terra è una sfera piccola: ogni passo verso qualcosa di più verde porterà benefici alle future generazioni. Quindi sì, è importante il servizio, importante il prodotto, ma anche uno sguardo costante verso l’ambiente.
Dal punto di vista del cliente finale, come esperta del settore e dei trend che si stanno sviluppando, quali consigli daresti, ad esempio, a un giovane ristoratore che deve aprire un locale e scegliere con chi collaborare e da chi acquistare il proprio equipaggiamento?
Ricollegandomi a quanto dicevamo, direi innanzitutto di non basarsi solo sul prezzo. Bisogna capire quanto le tecnologie, presenti non solo nella lavastoviglie ma anche in forni e frigoriferi, permettono un risparmio reale nel tempo. Anche se all’inizio sembrano un investimento maggiore, hanno un ritorno importante. Non bisogna guardare solo l’attrezzatura in sé, ma anche le sue caratteristiche in termini di risparmio energetico, risparmio idrico, cicli programmabili e flessibilità di utilizzo.
Il lavaggio è spesso considerato l’ultima parte del processo in cucina e viene sottovalutato. Io consiglierei, dall’inizio alla fine, di verificare di avere attrezzature all’avanguardia da questo punto di vista, perché la durevolezza nel tempo è garantita e, negli anni, si ha anche un ritorno economico. Quel vecchio detto “più spendi, meno spendi” è ancora vero: un’attrezzatura di valore, sul lungo periodo, ti fa spendere meno rispetto a una di livello inferiore che ti costringe a continui interventi e sostituzioni.
Alessandra, grazie mille per questa bella chiacchierata. Abbiamo toccato tanti temi: tecnologia, visione commerciale, sostenibilità, servizio. C’è qualche altra informazione che vorresti condividere con il nostro pubblico e che ritieni importante venga trasmessa?
Mi è piaciuto molto parlare di Intelligenza Artificiale, perché la vedo come un trend che ci sta portando avanti. Ci sta “assorbendo” tutti: fa un po’ paura perché non sappiamo ancora fino in fondo cosa sia, ma è anche una sfida entusiasmante perché ti apre una visione a 360°. Il mio augurio è che queste nuove tecnologie ci portino verso un futuro più automatizzato, ma anche più aderente alle esigenze reali delle persone. Quello che oggi sembra complicato, in realtà, può portare a una semplificazione dell’operatività.
Mi auguro - e lo auguro a tutti - che l’innovazione sia vissuta in modo positivo: se la affrontiamo così, sarà sicuramente un cambiamento positivo.
Bene, grazie Alessandra, grazie del tuo tempo. Ho davvero apprezzato questa chiacchierata spero di rivederti presto.
Grazie, grazie a voi. Buona giornata a tutti.

